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Maceratese, il nuovo presidente Filippo Spalletta si presenta

Maceratese, il nuovo presidente Filippo Spalletta si presenta
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Filippo Spalletta è il nuovo presidente della Maceratese. Fisico possente e cranio rasato che potrebbero dare l’idea di un carattere burbero, quando inizia a parlare lo fa invece in un tono pacato, che ti infonde una sensazione di tranquillità anche se capisci subito che è un uomo, nonché un imprenditore, con i piedi per terra.

Presidente, la gente può attendersi l’obiettivo del salto di categoria?

“Il mio arrivo a Macerata è dovuto alla passione per il calcio in una zona dove secondo me si può lavorare bene. Dobbiamo lavorare bene e con calma per poi porci l’obiettivo, se Dio vuole, di puntare in alto”.

Quindi il suo impegno sarà pluriennale?

“Certamente, non ho rilevato la Maceratese per restare sei mesi o poco più. Abbiamo bisogno di qualche stagione affinché il progetto si realizzi”.

Puntando su cosa?

“Innanzi tutto sul settore giovanile, per il quale penso che ci dobbiamo prefiggere un traguardo quinquennale, anche se qualche soddisfazione, strada facendo, è lecito attendersela”.

Dal progetto Spalletta allo Spalletta uomo. Conosciamo la sua famiglia.

“Mi sono sposato molto giovane, non ancora ventenne, ed ho quattro figli: la maggiore Desirè, di 31 anni, il 24enne Filippo Junior, il 22enne Luca ed il ventenne Sandro. Mia moglie si chiama Rosita ed è originaria di Cagli”.

Ci parli del suo lavoro.

“Sono un imprenditore nel campo del legname dove lavoro da oltre 25 anni. Facciamo semilavorati quotidianamente. Dalla Svizzera gestiamo il commercio, provenienza Germania e Francia, di grezzo, tronchi per l’Italia che fornisco da un quarto di secolo. I semilavorati prima provenivano dall’Europa dell’Est: Slovacchia, Romania, Russia, anche Svezia. Dagli ultimi cinque, sei anni ho impegni in Bosnia con un socio in un’azienda dove produciamo lavorati, segati e pellet per le stufe. Tutto per il mercato italiano, da Sondrio a… Brindisi, fino alla Sicilia”.

La sua terra di origine?

“Sì, sono nato in Svizzera nel 1965 ma sono ben presto tornato in Sicilia dove ad Adrano (un centro oltre i 700 metri di altitudine attualmente con circa 36.000 abitanti, uno dei paesi più grandi del parco dell’Etna le cui attrazioni maggiori sono il castello normanno e il centro storico ndr), in provincia di Catania, sono cresciuto con i nonni, come avveniva per tanti emigranti degli anni ’60, per poi tornare definitivamente in Svizzera prima dei dieci anni di vita. Mia moglie, come detto, è originaria di Cagli, cosicché il mio legame con le Marche è storia antica”.

Come è scoccata la scintilla per la Maceratese?

“Ho coltivato da sempre il desiderio di impegnarmi nel mondo del calcio, soprattutto a livello giovanile. Volevo entrare in quest’ambiente e così, quando mi è stata proposta la Maceratese, dapprima ho invitato i miei collaboratori a sondare il terreno e, successivamente, mi sono esposto. Non ho voluto mettermi in evidenza subito perché volevo prima valutare il tutto con calma. Da circa un mese e mezzo mi sono impegnato di persona perché ho capito che il progetto poteva essere realizzato”.

Quella di Spalletta sarà una Maceratese più manageriale?

“Dal punto di vista sportivo la signora (Tardella, ndr) ha lavorato molto bene, raggiungendo traguardi encomiabili. Arrivare in Lega Pro è stato un bel segnale. Noi vogliamo far bene in Lega Pro e restarci senza passare attraverso i play-out perché in quei casi basta un capello fuori posto e… addio alla categoria. Una volta rimasti in Lega Pro, potremmo riorganizzarci”.

Per evitare i play-out ci sarà bisogno di manovre di mercato?

“Noi abbiamo valutato la situazione dal di fuori, un po’ a distanza, anche per rispetto dell’operato della signora Tardella, perché lei era la proprietaria e non volevo entrare in merito a precedenti situazioni. Qualche rinforzo arriverà, dobbiamo però valutare bene quali mosse fare e su quali fronti muoverci per poter realizzare il mio sogno di rimanere in Lega Pro non dovendo non dormire la notte…”.

Sarà importante affrontare le prossime due gare interne con Forlì e Sudtirol (mentre è giunta oggi la notizia del recupero con il Lumezzane fissato a mercoledì 14 dicembre, alle 14.30) con la giusta concentrazione per partire subito con il piede giusto?

“Veramente per me tutte le gare vanno affrontate con la stessa, profonda determinazione perché da ciò che ho potuto vedere nel girone B è possibile che la seconda inciampi con l’ultima, la penultima vinca con la terza. In certi casi non si capisce chi sta su o giù in classifica. Del resto le sorprese nel calcio ci sono sempre. Ogni partita deve essere affrontata sempre come se stessi affrontando una formazione di vertice”.

Il suo messaggio ai tifosi?

“Mi rivolgo a tutto i maceratesi chiedendo un po’ di tempo perché la bacchetta magica non ce l’ha nessuno ed anzi, credo poco a chi dice di averla. Abbiamo idee molto positive, la voglia di far bene. Il piacere che il pubblico ci può fare è di venire allo stadio per venirci a vedere. Questo è ciò che vorrei per la mia squadra”.

La sua attenzione al settore giovanile fa venire in mente la tendenza attuale di una squadra di serie A a cui lei tiene?

“Beh, io vengo dalla Svizzera dove il campionato tedesco è di casa. Adesso poi che Ancelotti è alla guida del Bayern per me, che sono milanista (il presidente può contare sul tifo “congiunto” di capitan Quadri e Perna, per citare due pezzi da novanta della Rata, ndr), l’interesse è doppio. In famiglia ho molti milanisti. Ma ammiro anche altre squadre come il Dortmund, il Real Madrid, la Juventus. Mi piace ammirare il bel calcio, se poi a giocare un buon calcio è la squadra del cuore, il piacere è doppio”.

Intanto, però, la Maceratese ha bisogno di punti. Pesanti. Contro il Forlì massima concentrazione! È ciò che sta predicando il tecnico Giunti da giorni. Se poi dovesse scapparci una vittoria con il bel gioco, sarebbe proprio il massimo. Ma il Forlì non verrà all’Helvia Recina a recitare il ruolo dello sparring partner.

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