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I luoghi di San Severino per la campagna bellezza@governo.it

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Sono due i luoghi culturali dimenticati segnalati al Governo per il loro recupero, nell’ambito della campagna bellezza@governo.it che ha messo a disposizione, per tutto il territorio nazionale, 150 milioni di euro di risorse pubbliche. San Severino Marche ha scelto, infatti, la chiesa di San Michele Arcangelo, sita nella gola di Sant’Eustachio in Domorra, e il castello di Carpignano.

Il primo è un edificio sacro oggi inagibile che rappresenta la testimonianza di un antico monastero benedettino situato lungo la via Lauretana e che, anche per tale ragione, rappresentava un luogo di passaggio molto frequentato dai viandanti. La struttura originaria dell’Abbazia intitolata a San Michele Arcangelo risale alla fine dell’undicesimo secolo, il complesso compare per la prima volta in un documento del 1086.

Chiesa di Sant'Eustachio
Chiesa di Sant’Eustachio

La particolarità di questo edificio risiede nel fatto che è stato in parte costruito all’interno dei vani ipogei delle antiche cave di calcare scavate già in epoca romana. La chiesa si trova all’interno di una zona protetta inserita all’interno della rete “Natura 2000”. Il restauro completerebbe il progetto di riqualificazione dell’intera area finanziato dalla Comunità Europea diversi anni fa per la realizzazione di un sistema di piste ciclo-pedonali che ha permesso, ad oggi, di incrementare considerevolmente il flusso turistico all’interno di questa area.

Il castello di Carpignano, invece, è un complesso monumentale che, danneggiato dal sisma del 1997, versa in gravi condizioni di conservazione. Le mura e il basamento poligonale della torre sono soggetti a continue cadute di elementi lapidei. Questo interessante castello, unico nel suo genere nel territorio settempedano a presentare una forma aggiornata all’introduzione delle armi da fuoco, esisteva già nei primi anni del Mille.

Castello di Carpignano
Castello di Carpignano

Da fonti storiche si sa che nel sec. XIII il Comune di San Severino vantava dei diritti sul castello di Carpignano e che questo fu completamente distrutto durante le lunghe guerre e contese, sostenute dai Sanseverinati contro i Comuni vicini per entrarne in possesso. Deve essere stato, però, ben presto ricostruito, se nel 1379 “viene dato da Urbano IV in signoria a Bartolomeo Smeducci, assieme ad altri castelli”. Fino al 1471  il castello fu perduto e riconquistato più volte da San Severino che finalmente ne entrò definitivamente in possesso.

Carpignano era uno dei baluardi maggiormente strategici per il Comune tanto che proprio nel 1471, ad opera di Pier Martino Cenci console di San Severino, il complesso fortificato fu notevolmente ampliato e rafforzato come tuttora testimoniano la cinta delle mura ed i resti di tre torrioni semicircolari eretti su basse scarpate a livello delle cortine, adatti alla difesa contro i tiri dell’artiglieria, già in grande uso in quell’epoca.

Delle mura, che cingevano interamente il castello, per un circuito di circa 200 metri, non rimangono che pochi avanzi, mentre è ancora in piedi il fornice della porta del castello con arco a tutto sesto. Presso l’angolo a nord-ovest delle mura si eleva il grosso basamento pentagonale, probabilmente un’aggiunta effettuata nel 1471, cui è sovrapposta un’alta torre quadrata già esistente nella fortificazione prerinascimentale.

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