Dante Cecchi, Macerata ha ricordato (doverosamente seppure un pò ex post) un grande padre della patria contemporaneo: nel suo nome l’auditorium della Biblioteca Mozzi Borgetti.
‘Pater’ non solo culturale e mediatico, il Professore con la propria sconfinata cultura rese negli anni 60 celebre il territorio maceratese a decine di milioni di telespettatori sull’allora canale unico Rai grazie al popolarissimo ‘Campanile sera’ condotto da Enzo Tortora ed Enza Sampò.
Ma rendendo, Cecchi, anche e soprattutto un servizio da perfetto allievo di San Giovanni Bosco (distinguendo frequentemente) in ruoli che per lui furono croci.
Aderendo alla Dc ma tuttavia non ad alcuna delle sue molteplici correnti – caso straordinario, anzi nazionale – assumendo incarichi amministrativi ed assessorili. E quello pesante ed estraniante per lui, più di tutti gli altri: la presidenza della pur potentissima Cassa di Risparmio, la Fiat maceratese in quegli inizi degli anni 80 quando lontanissima o addirittura inverosimile appariva l’ipotesi di un qualsiasi default.
Il Professore – prima di liceo, poi d’Università – dai 230 titoli editoriali, dalle immortali commedie di un mondo locale che cambiava da rurale ad urbano, divenne ‘uomo di banca’ senza mai volerlo intimamente esserlo.
Ci avrebbe pur pensato a far di conti il geniale direttore generale Enrico Panzacchi! Poi, sorprendendo Enrico e Dante ecco la congiura di alcuni ‘fidatissimi’, il fior fiore dei ‘colletti bianchi’ made in Carima. Ed ecco il buco (accertato) da 13 miliardi di lire.
“Me ne vado, non sono un uomo per tutte le stagioni. Dico no a Bankitalia che vuole che rimanga per garantire fiducia, legalità e ripartenza. La Cassa non è stata intaccata, d’accordo, tanto è robusta: un minuscolo bruco non ha prodotto – può averlo fatto – danni strutturali ad una mela tanto florida. Tuttavia occorre che le cose cambino”, mi disse Cecchi tuttavia chiedendomi in quel momento riserbo sulla sua decisione e soprattutto su quelle dirompenti motivazioni.
Di questo e di altro ho parlato nell’auditorium senz’altro affollato seppure mancante di alcuni esponenti della Vecchia-Macerata-del-Potere-che-fu, a dimostrazione che in fondo il Professore a quella consorteria non era mai appartenuto in vita nè a destra, nè a centro, nè a sinistra della Balena Bianca e della Politica tout court.
Apparteneva, Dante, alla Macerata con il futuro negli occhi e l’orgoglio d’essere il capoluogo di una Terra nobile ed antica.
Ricordo a questo proposito un’intervista in Rai. Un importante conduttore aveva raccolto noi ‘prime firme’ di questa città, ognuno per la propria categoria d’appartenenza.
Ci chiese in conclusione, il conduttore, perchè ci piacesse Macerata. E Cecchi: “Mi piace perchè chi è davanti, la strada se la cape”. Intendendo in quel caso da commediografo, che chi ha qualità, talento, le può far valere.
E fece l’esempio del carrettiere che in via don Minzoni, un giorno aveva visto, era riuscito a tener dietro di sè un’auto sportiva per non perdere una preziosa precedenza. Altri tempi ma belli da sognare. Good bye Professore!
PS: Per un vero, completo cv di Dante Cecchi, la relazione appassionata, precisa, informata del prof. Alberto Meriggi presidente del Centro Studi Storici Maceratesi (fondato da Cecchi) illustrato alla BMB, rappresenta un nuovo punto fermo.
Maurizio Verdenelli
(foto di Luciano Carletti e Ufficio Stampa Comune di Macerata)
(18)