Franco Moschini, scomparso a 91 anni l’imprenditore e mecenate
Se n’è andato a 91 anni Franco Moschini, imprenditore e uomo di cultura, nato a Macerata, che a Tolentino è stato presidente per oltre mezzo secolo della Poltrona Frau. Un marchio simbolo internazionale di eleganza e alta qualità. Da Tolentino ha proiettato nel mondo il suo stile imprenditoriale di successo, ma è sempre stata la città del maceratese al centro del suo interesse. Ha lanciato altre imprese, con un occhio particolare all’artigianato di qualità, creato il Poltrona Frau Museum e alimentato il suo spirito da mecenate attraverso la Fondazione Franco Moschini. Innumerevoli le iniziative culturali da lui sostenute, fino a recuperare e inaugurare il nuovo Teatro Politeama, rendendolo un vero centro creativo. I funerali si svolgeranno all’Abbadia di Fiastra mercoledì 16 luglio alle ore 10. Il ricordo del giornalista e scrittore Maurizio Verdenelli.
La prima volta fu una grande litigata. Inizi anni 80, evento by Frau (by Franco Moschini, offcourse) con mille bolle blu e concertissimo nel chiostro dell’Abbadia di Fiastra.
Ingressi molto selezionati. Moschini che li controllava accuratamente non gradì che uno (allora) sconosciuto giornalista, ancorchè caposervizio del Messaggero, introducesse con sè persona non prevista – sarebbe diventata una celebre scrittrice! -.
Poi una stretta di mano ed una buona amicizia fino ad oggi, punteggiata da tanti incontri sul filo sempre dell’evento artistico, ad eccezione di una volta sola (a Montefano, palazzo Carradori, con l’allora viceministro del Mef, Mario Baldassarri).
Ma andiamo per ordine. Perchè occorre sapere innanzitutto che Moschini Franco era maceratese, anzi maceratesissimo, anzi ‘casettà’.
Ci ha sempre tenuto a questo dna delle origini, sodale ed amico delle figure più caratteristiche di questo borgo antico a cominciare da Pietro ‘Briscoletta’ Baldoni, re dei fotoreporter, uomo-simbolo della cronaca cittadina de Il Messaggero, e di tutti gli altri che hanno contribuito al mito di ‘Maceraragranne’ del dopoguerra.
E nelle diapositive dei ricordi, ecco l’incontro alla sala Cesanelli per la festa delle Casette. All’insegna di ‘com’eravamo’ by Ugo Bellesi, amico/rivale dei tempi della grande stampa marchigiana (Carlino vs Messaggero).
Sul palco pure Andrea Angeli, erede di Giorgio Pagnanelli, direttore Onu, già il Maceratese più famoso nel mondo e pater di concittadini illustri inviati all’estero con la Città di Maria nel cuore (Costantino Tamburrini a Zurigo, Emanuele Tacconi a Gaza City tra gli altri).
Fu un incontro, con le Casette bene in vista al di là dei finestroni, davvero palpitante. In quell’occasione ebbi il piacere di conoscere il Franco ‘casettà’. A Macerata venne spesso, da presidente dell’Accademia di Belle Arti.
Pieno d’entusiasmo raccontava degli inizi, del piccolo ma superato dispiacere del ‘grazie no’ delle due amatissime figlie alla prosecuzione della sua leggendaria attività imprenditoriale; dell’amicizia profonda con Luca di Montezemolo (che gli regalò in anni antichi il suo primo cellulare!) con Diego (Della Valle). E soprattutto con Aldo Potenza. Con cui aveva diviso la gioventù.
Ed un giorno Aldo e Franco, presente il marchese Frescobaldi e l’allora ministro Fantozzi, mi raccontarono delle loro gite al Casone che Potenza meditava già di acquistare un bel dì.
Poi, poi, poi…Il grande dono di Franco alla Città, Tolentino, che l’aveva accolto come un figlio: un dono che resterà per sempre. Il Politeama rinato a nuova vita all’ombra dello stabilimento-santuario dell’industria marchigiana: la Nazareno Gabrielli.
Tuttavia il ricordo più bello che ho di Franco è quello del suo cuore. Fu in occasione delle celebrazioni del grande artista di Morro d’Alva: Cucchi.
Con me nel ruolo di fotografo, un ex operaio di Frau, ottimo tappezziere: Mandino Tiburzi, passotreiese.
Quando lo vide e lo riconobbe, Moschini, lasciò tutti ed andò ad abbracciarlo come un fratello. A Mandino spuntarono le lacrime per la commozione.
Tarderà a nascere, se nasce…
Maurizio Verdenelli
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